Nella serata di Venerdì 11 ottobre 2019, la nostra Comunità di Campalto si è riunita numerosa dopo il tragico incidente in cui ha perso la vita il nostro compaesano e parrocchiano Luciano Trevisan. Queste le parole espresse da Daniele Conte, promotore dell'iniziativa, che hanno riacceso la speranza.
Buonasera a tutti e benvenuti.
Ben-venuti. Mi piace pensare a questa parola composta.
Siamo venuti qui, e ci siamo venuti con il cuore scosso, ma siamo usciti dalle nostre case perché, per un motivo od un altro, vogliamo dire qualcosa di positivo e costruttivo.
Ieri, a metà giornata, ero al lavoro, quando ho ricevuto un messaggio: con poche parole, ma molte conseguenze.
Nella mia mente ho ripercorso gli eventi che hanno segnato questo paese una dozzina di anni fa. Giulia Abbadir, 15 anni, il 15 maggio 2007 fu investita, proprio all’incrocio, da una betoniera. Lei, è stata la 106esima vittima di via Orlanda. Quindi non la prima, ma neppure l’ultima.
Questa sera ricordiamo Ciano, Luciano Trevisan, e con lui anche tutte le vittime della strada, della velocità, della disattenzione, del prevedibile o dell’imprevedibile. Questi tragici accadimenti segnano le persone. Le persone che vanno, le persone che restano. Sono segni indelebili per i famigliari, i parenti, gli amici. Ma possono essere un segno forte anche per molti altri che magari – la vittima – neppure la conoscevano, ma che si sentono partecipi, coinvolti, nell’essere cittadini di uno stesso paese, come tutti noi, che siamo qui, stasera, uniti.
E guardiamola quindi! Questa strada che ci passa a fianco. Guardatela!
Quante volte l’abbiamo percorsa con ogni mezzo per la sua lunghezza?
Quante volte l’abbiamo attraversata per passare da un lato all’altro?
E’ una strada che ha una storia incredibile.
Fa coppia con una delle nostre più care perle, l’antica chiesetta di San Martino, costruita proprio qui, lungo la strada.
E’ l’origine. Con essa è nato tutto il paese, e qui, siamo noi.
Una strada è un segno sul territorio. Se la vedeste da un alto terrazzo, dal campanile, dall’aereo o da Google Maps, vedreste che concentra le case, ma anche che taglia in due il territorio. Rieccolo, un segno che divide. E che se diventa solo un nastro di asfalto su cui sfrecciare per guadagnare minuti, non ci piace più.
Questi segni, possono avere anche un altro lato, oltre a quello del dolore e della separazione: possono portare a qualcosa di buono.
VOGLIAMO che la nostra strada, i nostri quartieri, il nostro paese, siano luoghi di comunicazione, intesa come relazione.
VOGLIAMO che ci sia un centro ben curato e non abbandonato, affinchè sia piacevole girare per negozi e chiacchierare.
VOGLIAMO che i nostri parchi siano attraenti e non deludenti, con l’erba tagliata e dei bei giochi per i i nostri figli.
VOGLIAMO che si diano soluzioni a montagne cresciute come parole gonfiate, per lavori malfatti ed ancora irrisolti.
VOGLIAMO che quando quella nuova strada sarà aperta, alla frammentazione del territorio si compensi con un reale programma di rigenerazione del centro di Campalto e del tessuto urbano-lagunare.
VOGLIAMO che il Paesaggio tra terra ed acqua, unico ed inimitabile, venga sempre rispettato e tutelato.
VOGLIAMO che le autorità rispondano alle loro responsabilità ed agiscano concretamente, non con interventi spot, ma duraturi ed innovativi.
VOGLIAMO che questa strada sia più sicura.
Luciano ha dato tanto.
Forse ha dato tutto se stesso, durante la sua vita: alla famiglia, alla comunità.
Il percorso di Luciano ieri, tra l’asilo e la farmacia, si è interrotto.
Ora vogliamo continuarlo.
Ci prendiamo l’impegno di dedicarci agli altri ed al nostro paese, curandolo, migliorandolo, rendendolo vivo, aperto, accogliente, bello.
E’ come una promessa, per Luciano. La luce di una persona buona, mite e umile di cuore, si è – per un attimo – spenta.
Ora la riaccendiamo e la portiamo con noi.
Verranno distribuite delle candele.
Quando sarà il momento, con calma e silenzio attraverseremo le strisce e si raccoglieremo dall’altra parte della strada, davanti alla farmacia, per qualche minuto.
Questa luce che ieri si è spenta verrà ri-accesa.
La luce riaccesa viene distribuita, ci viene consegnata e noi, come un regalo, la doniamo agli altri. Davanti, aprirà il corteo la lanterna, portata da una giovane coppia che ha scelto Campalto per venire ad abitare. Perché Campalto non è morta, ma è viva, ci si vive.
Siete tutti invitati a seguirla, ripercorrendo la nostra strada.
0 Comments