Schede primarie

n. 21 del 31 gennaio 2021

INSEGNAVA COME UNO CHE HA AUTORITA’

Una cosa sconcerta nell’ascolto del testo evangelico della liturgia odierna:
siamo nella sinagoga, il luogo deputato all’ascolto della Parola di Dio, 
eppure la predicazione di Gesù suscita stupore perché Egli “insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi”. 

L’autorevolezza della parola di Gesù appare come qualcosa di inusuale in quel luogo dove pure operavano i maestri di Israele 
che con l’autorità della Parola delle Scritture dovevano avere una naturale dimestichezza.
 
In quel luogo vi è anche uno spirito impuro che, riconosciuto Gesù di Nazareth, reagisce violentemente alla sua presenza prima di essere da Lui cacciato.
Il Vangelo svela come anche gli spazi consacrati al culto e alla Parola siano (o possano essere) inquinati dal formalismo religioso 
(l’affettazione degli scribi) e dall’impurità e bisognosi perciò del suo vigoroso intervento di liberazione. 

E’ questa un’immagine che, al di là del piano della mera narrazione, mostra quanto fragili siano le sicurezze che derivano da un rapporto 
per certi versi feticistico con le strutture e le tradizioni religiose quando ad esse manchi la forza e l’autorevolezza di Gesù, il Nazareno. 

Parlando di spirito impuro, il testo originale di Marco utilizza il termine acathàrtos che si richiama ad una dimensione ampia, 
complessiva della purezza, non ridotta alla semplice sfera della sessualità ma anche, e forse più propriamente ancora, alla realtà spirituale e religiosa dell’individuo. 

Si può dunque essere nella sinagoga, nel luogo sacro, ed essere impuri. 

Il vangelo ci offre questa indicazione potente: 
“il santo di Dio” (così lo stesso spirito impuro chiama il Cri-sto, con un titolo – àghios – che rinvia alla sfera semantica opposta a quella dell’impurità), 
Gesù, ci libera con la potenza della sua parola proclamata con l’autorità di chi la porta effettivamente a realizzazione. 

In Lui si compie quanto JHWH, nella prima lettura, ha detto a Mosè: 
“Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole”.

Anche oggi Gesù entra negli spazi della nostra religiosità, così spesso nutrita di formalismo e di abitudine, e svela le nostre impurità e contraddizioni. 

Non ci salva dunque il semplice rapporto con la tradizione religiosa e neppure la consuetudine con la Chiesa, 
ma l’accogliere e l’ascoltare nella nostra vita Gesù, il Figlio di Dio.

 

Massimo

Allegati
gravatar

0 Comments