Padre, oggi comincia il tempo dell’attesa, il tempo preparato lungo la storia.
Un tempo che ha come culmine un evento concreto,
la nascita di un bimbo che sarà chiamato figlio dell’uomo, ancor prima che figlio di Dio.
Per questo questa attesa, questo evento non avvengono fuori di noi,
ma riguardano prima di tutto noi stessi, la nostra intimità di donne e uomini.
La parola di oggi ci richiama alla necessità di essere pronti.
Attendere non è un atto passivo,
ma prima di tutto l’impegno quotidiano ad essere preparati,
a non lasciarsi cogliere sprovveduti.
E’ bello pensare che questo tempo
sia anche un tempo in cui lasciare ogni pesantezza,
ogni laccio che impedisca al cuore di essere lieve,
pronto ad accogliere la venuta del figlio, del tuo figlio.
Perché prepararsi non significa riempirsi di preoccupazioni,
ma all’opposto liberarsi, lasciare l’inessenziale
che occupa troppe volte le nostre vite e fare posto, trovare un luogo per Gesù.
Quel Gesù tuo figlio che scelse di nascere lontano, nella periferie di un villaggio,
perché i luoghi caldi e comodi erano già occupati.
Dacci la forza Padre di preparare in questo avvento i nostri cuori
ad essere liberi dagli orpelli, ad essere “cuori di periferia”
davvero pronti di fronte a quella nascita che sconvolge il mondo,
rendendolo fino in fondo umano. Gabriele
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