INTRODUZIONE
Dobbiamo evitare il rischio di banalizzare la solennità
dell’ascensione che oggi celebriamo vivendola soltanto
come un richiamo a guardare il cielo per consolarci nel
cammino non sempre facile e piano, qui sulla “terra”. In
uno dei primi scritti del giovane Teologo J. Ratzinger (Introduzione
al cristianesimo, Queriniana, Brescia, 1996,
pp.254-256) troviamo scritto: «La realtà del cielo nasce
invece in primo luogo dall’intimo incontro fra Dio e
l’uomo. Il cielo va definito come la presa di contatto fra
la natura dell’uomo e la natura di Dio; ora, tale stretta
fusione fra Dio e l’uomo si è definitivamente attuata in
Cristo». È bello sapere che ormai in Cristo morto – risorto
e asceso al cielo (il mistero pasquale) tutta la nostra
realtà, le nostre gioie, i nostri dolori, le nostre fatiche e
le speranze sono definitamente assunte e fatte proprie
dall’Amore di Dio. È sì importante nel nostro cammino,
avere presente la meta verso la quale ci dirigiamo – appunto
il cielo – ma senza dimenticarci le nostre responsabilità
qui sulla terra, perché nulla in Cristo è perduto
o reso vano. In questo senso, il concilio Vaticano II nella
costituzione Gaudium et Spes al n°39 ci ricorda che:
«L’attesa di una terra nuova non deve indebolire, bensì
piuttosto stimolare la sollecitudine nel lavoro relativo
alla terra presente, dove cresce quel corpo della umanità
nuova che già riesce ad offrire una certa prefigurazione,
che adombra il mondo nuovo. Pertanto, benché si
debba accuratamente distinguere il progresso terreno
dallo sviluppo del regno di Cristo, tuttavia, tale progresso,
nella misura in cui può contribuire a meglio ordinare
l’umana società, è di grande importanza per il regno di
Dio. Ed infatti quei valori, quali la dignità dell’uomo, la
comunione fraterna e la libertà, e cioè tutti i buoni frutti
della natura e della nostra operosità, dopo che li avremo
diffusi sulla terra nello Spirito del Signore e secondo il
suo precetto, li ritroveremo poi di nuovo, ma purificati
da ogni macchia, illuminati e trasfigurati, allorquando il
Cristo rimetterà al Padre “il regno eterno ed universale:
che è regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia,
regno di giustizia, di amore e di pace”».
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