Cristo,
quando salì sulla croce, era già morto.
E non sentì dolore dei chiodi
né sentì l’anima che si liberava dal sangue.
L’ultimo grido che lanciò al cielo
fu un’invocazione al dolore,
che finalmente vide nella sua corposità
come il demone dell’abbandono.
Castigarono il corpo di Cristo:
lo volevano morto, lo volevano spento,
lo volevano tragicamente offeso.
E quando Cristo arrancando sulle ginocchia
si conduceva al patibolo,
non immaginava che la forza del Padre
avrebbe issato per lui
quella croce di cui non era responsabile.
Ed ecco
il teatro magnifico della crocifissione,
in cui Dio crocifigge il Figlio e lo dimostra a tutti.
Ecco il miracolo della contemplazione
di quel volto spento che suda sangue e preghiere,
ed ecco le tenebre della morte
cadere non su di lui ma sugli uomini che l’hanno crocifisso.
Ecco il Padre amorevole che corre in aiuto del Figlio
e squarcia tutte le nuvole e fa piovere dal cielo
quella manciata di rose
che noi umani chiamiamo cristianesimo.
Alda Merini
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